il campanile di Mario Botta e il luna park (reload 1/ 13 agosto 2010)

il campanile della chiesa del Beato Odorico

Nello spazio del web galleggiano, abbandonati per ragioni le più varie, blog lanciati, strutturati, curati ora meglio ora peggio, ora lungamente ora a tratti. Galleggiano finché l’hosting dura, magari persistono al supporto sul quale salvammo la password di accesso, poi svanita.
Vaga dunque anche questa mia raccolta di cartoline, avviata per provare un cellulare nuovo. Nei giorni passati, attraversando i luoghi di Pordenone radicalmente, ancorché per poco, ridisegnati dalla presenza alpina, mi è venuto in mente di tornare a considerare questo piccolo blog, sicché anche le foto e le impressioni che vi si erano attaccate ne hanno germinate altre, secondo una leopardi accezione del funzionamento della memoria. Fatto si è che mi pare tempo di rivisitare queste foto e queste note, a cogliere gli strati del tempo e le differenze (13 maggio 2014)

Nei giorni degli alpini, tutto lo spazio davanti al porticato della chiesa era occupato da una striscia di camper e tende. Un’immagine per me doppiamente antica: rimandava al luna park che qui s’insediava anni addietro, prima dell’edificazione, ma anche, più remotamente, agli accampamenti che nel basso Medioevo si sviluppavano, presso le cattedrali, in occasione delle fiere. E quel porticato lungo viale della libertà, così collocato in capo a una mediazione, ha assunto davvero un ruolo di accoglienza. (13 maggio 2014)

Dove sta il campanile a tronco di cono di Mario Botta, fino a trent’anni fa c’era il luna park di Pordenone, che arrivava ai primi di maggio e restava per  tutto il mese.

L’arrivo delle giostre era l’annuncio della fine dell’anno scolastico, insomma, e le serate al luna park con i compagni di classe erano spesso quelle nelle quali ci si salutava prima di sciamare verso le vacanze, erano quelle nelle quali tutte le novità concomitanti rendevano possibili dichiarazioni, mezzi bacetti, primi o definitivi litigi.

Per me il luna park di Pordenone aveva significato, prima di tutto, il pensiero che si poteva vivere un anno di scuola a pezzetti. A maggio arrivavano, nella nostra scuola elementare di via Fonda, i figli dei giostrai. Venivano inseriti nelle classi, di solito almeno a coppie, per farsi un po’ di compagnia, e portavano il loro esotismo a noi sedentari della formazione primaria. La curiosità delle storie che raccontavano colmava, ai nostri occhi (meno a quelli di maestri e maestre) la precarietà delle loro competenze in leggere e far di conto.

Il luna park ha poi significato una sera dei primi di giugno, alla fine della quarta ginnasio, con i compagni di classe. Una sera dei giugni pordenonesi della mia infanzia e adolescenza, insomma fresca e preceduta da una sana giornata di pioggia. Quella sera scoprivo il piacere di parlare con compagni diversi dalla cerchia dei miei amici stretti, mi liberavo, alla fine di un anno, dell’aver misurato sull’unico metro scolastico quasi tutte le mie relazioni in classe di quell’anno. Avevo passato un anno da spaventato, ecco quello che era, spaventato di non farcela, io che venivo da una scuola media di scarsa fama, da una famiglia di modesta istruzione, e avevo tradotto quello spavento in una visione monotematica del mondo. Non lo potevo sapere, quella sera mi liberavo di un fardello e mi aprivo alle sorprese di amicizie nuove che avrebbero segnato quell’estate.

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le cartoline si congedano

Le cartoline pensano di aver fatto la loro stagione, pertanto vi salutano, cari lettori.

Ci si vede in altri tempi e da altre parti. Ciao!

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una bottiglia di tè

Una bottiglia di tè in acqua minerale, due cartoni per l’asporto di  pizze, due incolucri di pacchetti di sigarette di marche diverse, raggruppati in un angolo della striscia di verde che delimita una parte dei posti auto a fianco dell’Auditorium Concordia.

Si è consumato qui, dunque, un pasto, come capita di vederne, in effetti, qui, soprattutto nelle ore di metà giornata -studenti con rientro, persone che lavorano nei paraggi. E la domanda è: ma perchè il tè?

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pergolati di vite

Non usano più tanto, ma i pergolati di vite,  in questi primi pomeriggi tiepidi d’ottobre, riverberano di colori e di profumi d’uva fragola, lanciando squarci di luce prima delle sere, rapide e malandrine, che scendono con i loro sentori della stagione che si approssima.

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rigovernare

E’ mezzogiorno, e qualcuno, in un appartamento del condominio più alto della città, sta, come avrebbe detto mia nonna materna, rigovernando la casa. Lenzuola e coperte sono affacciate alla finestra, a prendere aria, e forse, data l’altezza, è davvero così, quell’aria le attraversa e le rinnova.

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agganciare un ricordo d’estate naoniana

La pioggia che sta picchiettando il vetro del salotto e la copertina che ha preso cittadinanza sul divano mi certificano che è tempo di agganciare qualche ricordo all’estate naoniana che è in via di congedo. Ed ecco allora l’avvio dell’estate, il pomeriggio di sole dell’inaugurazione della Biblioteca Multimediale, ed il mio sguardo un po’ laterale, il mio solito modo un po’ di stare nelle cose, un po’ di guardarle.  Ma standoci.

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le prossime cartoline

Da questa settimana, l’appuntamento per le cartoline da Pordenone sarà settimanale, il giovedì.

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Le cartoline della settimana dal 13 al 18 settembre

La cartolina di lunedì 13 settembre: lo spettacolo dell’incrocio.

La cartolina di martedì 14 settembre: ante.

La cartolina di mercoledì 15 settembre: dettagli di cielo e di paesaggio.

La cartolina di giovedì 16 settembre: schegge di pordenonelegge.

La cartolina di venerdì 17 settembre: effetto prospettico prima dei rumori della giornata.

La cartolina di sabato 18 settembre: un tratto in centro.

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un tratto in centro

Può restare così, diventare tutto, diventare niente: un tratto in centro a Pordenone, congelato in un tempo che si va sbriciolando.

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effetto prospettico prima dei rumori della giornata

Nella quiete della mattina presto, con le nuvolette e gli sprazzi di azzurro, il rosso della gru e del basamento, lo scorcio sulla balconata che affaccia verso la piazza, con questo punto di vista, l’effetto è piacevolmente prospettico. Ma poi, ci sono i rumori del cantiere, i movimenti, la confusione…l’incontro tra luoghi e umanità, tra luoghi e tempi e umanità, che cosa delicata…

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